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Binge eating disorder cos'è il disturbo da alimentazione incontrollata
21 marzo 2024

Binge eating disorder cos'è il disturbo da alimentazione incontrollata

Il disturbo da binge eating, noto anche come disturbo da alimentazione incontrollata, è caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffata e, secondo il DSM 5, il manuale dei disturbi mentali, questo comportamento deve ripetersi almeno una volta a settimana per tre mesi per essere considerato un vero e proprio disturbo.


Come funziona? Durante un episodio di abbuffata, una persona tende a consumare una quantità di cibo significativamente alto rispetto a ciò che la maggior parte delle persone mangerebbe in circostanze simili, accompagnato poi dalla sensazione di perdere il controllo.


Questi episodi sono caratterizzati da diversi comportamenti, il più comune è il consumo veloce e incontrollato del cibo continuando incessantemente a mangiare fino a sentirsi eccessivamente pieni anche se non c'è fame, la maggior parte delle volte si svolgono in solitudine per evitare il giudizio degli altri. Dopo l'episodio, chi ne soffre può provare sentimenti di disgusto, depressione o grande senso di colpa.


La gravità del binge eating disorder viene valutata in base alla frequenza degli episodi di abbuffata: lieve se si verificano da 1 a 3 episodi a settimana, moderata se si verificano da 4 a 7 episodi, grave se si verificano da 8 a 13 episodi, ed estrema se si verificano 14 o più episodi a settimana.


Questo disturbo può avere gravi implicazioni per la salute fisica e mentale delle persone colpite, inclusi problemi come l'obesità, il diabete e gravi problemi all’umore. È quindi davvero importante riconoscere i segni e cercare un aiuto professionale, questo perché il trattamento può includere terapia cognitivo-comportamentale, counseling nutrizionale e supporto emotivo per aiutare a gestire il comportamento alimentare disfunzionale e promuovere uno stile di vita finalmente sano.



Caratteristiche cliniche associate al disturbo da alimentazione incontrollata


Il disturbo da binge eating può colpire persone sia normopeso che sovrappeso e obesi. Una caratteristica che lo contraddistingue è che le abbuffate non vengono seguite da comportamenti di eliminazione o compensazione come il vomito o le purghe, come avviene in altri disturbi alimentari come l'anoressia o la bulimia, di conseguenza nel lungo termine o nei casi più gravi, chi soffre di binge eating è incline a diventare sovrappeso o obeso.


Oltre al disagio psicologico, l'aumento di peso può portare a una serie di problemi di salute fisica, come ad esempio disturbi cardiologici, respiratori e tutti quelli correlati all'obesità. Queste problematiche possono includere ipertensione, diabete di tipo 2, apnee notturne, problemi articolari e altre condizioni che influenzano negativamente la qualità della vita e aumentano il rischio di malattie croniche.


La condizione di obesità o sovrappeso associata al binge eating richiede un'attenzione particolare e un intervento tempestivo per gestire sia gli aspetti fisici che quelli psicologici della salute. 

Il trattamento può includere terapia cognitivo-comportamentale per affrontare i comportamenti alimentari disfunzionali e le emozioni associate, consulenza nutrizionale per promuovere una sana gestione del peso e un cambiamento dello stile di vita, e un supporto emotivo per affrontare i fattori psicologici che si celano più in profondità.


Riconoscere e affrontare il binge eating può migliorare significativamente il benessere mentale di chi ne è affetto, oltre a ridurre il rischio di complicazioni fisiche a lungo termine, migliorando così la qualità complessiva della vita.


Cause del disturbo da binge eating


Le cause del disturbo da binge eating vengono spesso associate ai contesti familiari che suggeriscono un possibile coinvolgimento di fattori genetici. Sebbene diversi studi abbiano esplorato i fattori di rischio e ciò che innesca le abbuffate, nessuno ha fornito risposte decisive, evidenziando piuttosto un'interazione complessa di vari elementi: oltre ai fattori genetici, sembrano essere coinvolti anche fattori neuroendocrini, evolutivo-attaccamentali e sociali.


Le difficili esperienze infantili, come ad esempio traumi o stress cronici, possono sicuramente contribuire allo sviluppo di questo specifico disturbo. Inoltre, la presenza di disturbi depressivi nei genitori può influenzare significativamente la predisposizione di un individuo al binge eating. Per non parlare della tendenza all'obesità che può giocare un ruolo davvero importante, in quanto il sovrappeso può di conseguenza portare a una relazione disfunzionale con il cibo.


Infine, anche l'esposizione ripetuta a commenti negativi riguardo alla forma, al peso e all'alimentazione può contribuire allo sviluppo del disturbo. Questi commenti possono influenzare negativamente l'autostima e l'immagine corporea di una persona, portandola a cercare conforto o sollievo attraverso il cibo e più propriamente nell'abbuffata.


Le cause del binge eating sono multifattoriali e particolarmente complicate, infatti comprendono una combinazione di fattori genetici, ambientali e psicologici che interagiscono tra loro per determinare la suscettibilità di un individuo al disturbo. 


Comprendere queste cause può essere davvero importante per lo sviluppo di interventi efficaci e mirati per prevenire e trattare il binge eating, migliorando così la salute e il benessere delle persone che ne soffrono.




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Quali sono i sintomi del binge eating?


Il sintomo cardine e più eclatante del Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) è la crisi vera e propria, ovvero quando il paziente consuma enormi quantità di cibo in modo incontrollato e compulsivo. Questo comportamento alimentare disfunzionale è inevitabilmente accompagnato da una serie di conseguenze psicologiche e fisiche.


Oltre quindi tutte le problematiche legate all’obesità, sul piano psicologico, il binge eating è spesso associato a una bassa autostima, poiché il paziente può sentirsi in colpa, disgustato o incapace di controllare il proprio comportamento alimentare. Inoltre, si verifica un abbassamento dell'umore, con sentimenti di ansia, depressione e frustrazione che possono manifestarsi sia durante che dopo l'episodio di abbuffata. Il paziente può anche sviluppare un'immagine estremamente negativa del proprio corpo, contribuendo ulteriormente alla sua sofferenza emotiva.


Queste complicanze sottolineano l'importanza di identificare e trattare tempestivamente il BED, oltre che per migliorare il benessere psicologico del paziente, anche per prevenire o gestire le gravi conseguenze sulla salute a lungo termine.


Cosa fare dopo un episodio di binge eating?


Dopo un episodio di binge eating, è fondamentale adottare misure concrete per affrontare le diverse conseguenze che questa situazione può scatenare, sia a livello fisico che emotivo e comportamentale. 

Ecco alcuni passaggi pratici che possono aiutare a gestire e a superare gli effetti di questa esperienza:


Non colpevolizzarsi e praticare l'accettazione


È essenziale non addossarsi colpe: accettare che sia accaduto può essere il primo passo verso la guarigione. Comprendere che il binge eating è spesso il risultato di molteplici fattori, tra cui lo stress, le emozioni negative o il condizionamento comportamentale, può aiutare a ridurre lo stress e prevenire ricadute. Lavorare sull'accettazione di sé stessi e sul percorso di crescita personale può essere parte integrante del recupero.


Riprendere la routine alimentare con gentilezza verso sé stessi


Dopo uno di questi episodi è importante tornare gradualmente a una routine alimentare equilibrata, senza cadere nella trappola delle restrizioni eccessive. Fare pasti regolari e bilanciati aiuta sia a stabilizzare il metabolismo e a fornire al corpo i nutrienti di cui ha bisogno, che a ristabilire un rapporto sano con il cibo. Essere gentili con se stessi durante questo processo è essenziale per evitare di auto-flagellarsi per eventuali “errori” nella dieta.


Priorità all’idratazione e alla cura del corpo


Bere abbondante acqua è importante oltre che per ridurre il gonfiore che spesso accompagna un episodio di abbuffata, anche per favorire il recupero fisico complessivo. Oltre all’acqua, consumare bevande idratanti come tè verde o tisane può aiutare a disintossicare il corpo e a promuovere una migliore digestione.


Abbracciare l’attività fisica come forma di auto-cura


Iniziare a fare attività fisica, inizialmente in modo moderato, può sicuramente essere un metodo efficace per ripristinare l'equilibrio sia fisico che mentale. Lo sport può infatti migliorare l'umore grazie alla produzione di endorfine e ai neurotrasmettitori della felicità. È ovviamente importante scegliere attività che apportino gioia, evitando di considerare l'esercizio come una punizione per l'abbuffata.


Coltivare comportamenti di auto-cura e amore verso se stessi


Evitare comportamenti compensatori dannosi è fondamentale per rompere il ciclo restrittivo e gli episodi di abbuffata. Invece di punire il corpo con il digiuno o l'eccessivo esercizio fisico, occorre concentrarsi su pratiche di auto-cura che promuovano il benessere generale. Questo può includere attività come il massaggio, lo stretching, il tempo trascorso nella natura o la pratica del mindfulness.


Ricercare e accettare il supporto emotivo 


Affrontare il binge eating può essere un processo emotivamente impegnativo, ed è importante non farlo da soli. Parlare con qualcuno di fidato può aiutare a elaborare le emozioni legate all'episodio e a ricevere sostegno emotivo. Che sia un amico di lunga data, un familiare comprensivo o un professionista della salute mentale, è davvero importante non chiudersi in se stessi. 


Valutare e accettare il supporto professionale come parte del percorso di guarigione 


Trovare la giusta terapia è davvero importante. Terapie come quella cognitivo-comportamentale (TCC), che si concentra sul riconoscimento e sulla modifica dei pensieri disfunzionali e dei comportamenti legati all'alimentazione, oppure quella familiare o di gruppo possono essere efficaci nel gestire i comportamenti alimentari disfunzionali e le emozioni associate. Accettare il supporto professionale non è una debolezza, ma un passo molto coraggioso verso il proprio benessere. 


In particolare durante la TCC, uno degli approcci terapeutici più efficaci per il binge eating, i pazienti imparano a identificare i fattori scatenanti che portano alle abbuffate e sviluppano strategie per gestirli in modo più costruttivo. Questo può includere tecniche di rilassamento, gestione dello stress e sviluppo di abitudini alimentari più sane. Inoltre, la TCC aiuta i pazienti a riconoscere e modificare i pensieri negativi riguardo al cibo, al peso e all'immagine corporea.


Confronto


La terapia individuale può essere utile nel fornire sostegno emotivo e incoraggiare l'interazione sociale con altre persone che affrontano le stesse sfide. I gruppi di sostegno, invece, offrono un ambiente sicuro per condividere esperienze, sentimenti e strategie per affrontare il problema.


 Affidarsi a un nutrizionista


Un'altra componente importante è la terapia nutrizionale. Un nutrizionista esperto può aiutare i pazienti a sviluppare un piano alimentare equilibrato e sostenibile, educandoli sui principi della nutrizione e fornendo supporto nel monitoraggio dell'assunzione alimentare.


Non esiste un approccio terapeutico universale per il trattamento del disturbo da binge eating, in quanto le esigenze e le esperienze dei pazienti possono variare notevolmente. Esattamente per questo è fondamentale che il trattamento sia personalizzato e adattato alle specifiche esigenze di ciascuna persona. 



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Quante persone soffrono di binge eating disorder?


Il disturbo da alimentazione incontrollata è uno dei più diffusi nel mondo occidentale. Le stime sulla sua frequenza variano a seconda degli studi e delle regioni, ma le ricerche suggeriscono che sia una condizione piuttosto comune.


Negli Stati Uniti, si stima che circa il 2-3% degli adulti soffra di BED con una prevalenza leggermente maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Tuttavia, questa percentuale potrebbe essere sottostimata a causa del mancato riconoscimento del disturbo.


Nelle popolazioni di adolescenti, invece, la prevalenza del BED è leggermente inferiore rispetto agli adulti, ma comunque significativa. Studi condotti in diversi Paesi europei suggeriscono una prevalenza simile a quella degli Stati Uniti, con circa il 1-3% degli adolescenti che soffrono di BED.


È importante notare che questo disturbo può colpire indipendentemente individui di tutte le età, etnie e background socio-economici e può manifestarsi sia in persone sovrappeso, oppure obese, che in individui normopeso.


In ogni caso riconoscere l'entità del problema è molto importante per garantire l'accesso a trattamenti efficaci e per fornire il supporto necessario alle persone che ne soffrono. L'educazione pubblica sui disturbi alimentari, insieme a una maggiore consapevolezza tra i professionisti e i fornitori di assistenza sanitaria, può contribuire a migliorare il riconoscimento e il trattamento del BED, consentendo alle persone di ottenere il supporto di cui hanno bisogno per recuperare la propria vita e il controllo sul proprio corpo. 




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